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BandieraLa Festa dei Lavoratori                                                                                                  
1° Maggio, Festa del Lavoro.
Nel calendario cattolico: Festa di San Giuseppe Artigiano (falegname, lavoratore).




1° maggio

E' una Festa molto significativa, visto che il lavoro è, per la maggioranza delle persone, ciò che permette il sostentamento, cioè di guadagnare, almeno, il necessario per vivere.

Per cercare e trovare un lavoro si fa di tutto, molte volte: ci si sposta, si emigra, si cambia città, nazione e vita.

Chi non riesce a trovarlo (o lo trova provvisorio e incerto) vive con gravi difficoltà, non riesce a costruire un futuro per sè, per la propria famiglia, per i propri figli: ed è spesso costretto a vivere miseramente.Ma anche chi ha un lavoro non sempre ne è soddisfatto: perché molti lavori, anche se duri e impegnativi, non sono riconosciuti nè a livello sociale, nè a livello di retribuzione adeguata (cioè di paga). C'è chi guadagna milioni di euro per fare una partita di calcio alla domenica; c'è chi lavora una vita intera nelle fonderie, negli ospedali, nelle miniere, nelle fabbriche, arrivando a guadagnare solo il minimo o il necessario per vivere.

Non tutti i lavoratori sono ancora uguali, perché non tutti i lavori vengono valutati e riconosciuti allo stesso modo (anche in termini di stipendio): le ingiustizie sociali e retributive esistono tuttora, anche nella nostra società così moderna ed evoluta.

Per questo il Primo Maggio ha ancora un grande significato per la maggioranza dei lavoratori che, nonostante i miglioramenti sociali, vivono quotidianamente sulla loro pelle (bianca, nera, o gialla che sia) molte ingiustizie e disparità.

La prima celebrazione della Festa del Lavoro si ebbe nel 1890, in Italia nel ‘91, però con scontri, morti e feriti.

Il 1 maggio 1945, dopo la liberazione, partigiani e lavoratori, anziani militanti e giovani, si ritrovarono insieme nelle piazze d'Italia.

1° maggio 1947: a Portella della Ginestra, nel Palermitano, circa 2000 contadini siciliani, donne, uomini, bambini, anziani si riuniscono per manifestare. Dopo secoli di sottomissione a un potere feudale, finalmente stanno riuscendo a conquistare il diritto alla proprietà della terra, per far fruttare i latifondi incolti.Le vittorie elettorali danno ragione ai lavoratori, ma i latifondisti reazionari armano la banda di Salvatore Giuliano. Dalle colline che dominano la piana di Portella, aprono il fuoco le mitragliatrici degli uomini di Giuliano: il bilancio è di 11 morti e più di 50 feriti. L’ambiguità del ministro dell’interno Mario Scelba esclude in partenza la pista della strage politica. Torna comodo accusare soltanto Giuliano, senza indagare eventuali collusioni mafiose e manovre occulte dei latifondisti.

Dopo la scissione sindacale avvenuta intorno al 1948, bisognerà attendere il 1970 per vedere nuovamente i lavoratori che celebrano uniti la loro festa senza distinzioni politiche.


Aggiornato il 12 settembre 2017



 

 

 

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